Hai mai sentito parlare di agricoltura naturale? È un metodo di coltivazione ben preciso che rispetta i processi naturali della terra, come suggerisce il nome, limitando molto l'intervento umano ed evitando l'uso di sostanze chimiche.
Si tratta di un approccio rivoluzionario, che mira a mantenere la fertilità del suolo e a controllare i parassiti attraverso pratiche alternative. Spesso viene confuso con l'agricoltura biologica, ma in realtà mantiene delle piccole differenze sostanziali. Ad esempio, pur evitando sostanze chimiche sintetiche, l’agricoltura biologica permette l'uso di alcuni prodotti organici certificati e segue standard regolamentati. In confronto, il metodo di coltivazione naturale, invece, punta a imitare il più possibile gli ecosistemi creati spontaneamente dalla natura, minimizzando qualsiasi intervento, anche organico, da parte dell’uomo.
Scopri tutto sull’agricoltura naturale, come si realizza nella pratica e le storie di successo italiane e nel mondo che si sono ispirate a questo metodo.
• L’agricoltura naturale di Fukuoka: la rivoluzione del filo di paglia
• L'agricoltura del non fare: lasciare agire la natura
• Gestione del suolo senza aratura secondo il metodo di Fukuoka
• Zero fertilizzanti: le piante sono come persone
• Come affrontare il problema delle erbacce
• Contributo del metodo Fukuoka alla sostenibilità ambientale
L’agricoltura naturale di Fukuoka: la rivoluzione del filo di paglia
Occhiali con montatura di tartaruga, tunica di lino bianca e una moltitudine di rughe d'espressione, Masanobu Fukuoka assomigliava un po' a uno stregone. L'agricoltore e microbiologo giapponese che scrisse “La rivoluzione del filo di paglia”, in effetti, sviluppò una teoria che ha quasi del mistico, ossia quella dell’"Agricoltura Naturale". Concetto che continua ad affascinare e ispirare scienziati, nonché agronomi, in tutto il mondo anche dopo la morte del suo ideatore, avvenuta nel 2008.
La teoria è rivoluzionaria nella sua semplicità: "la Natura è in grado di preservarsi". Fukuoka sosteneva che la natura, in quanto sistema chiuso, non necessita di alcun intervento umano. L'agricoltura, quindi, richiederebbe, in realtà, meno lavoro e meno investimenti di quanto si possa credere. Un’idea davvero controcorrente, se si pensa ai nostri sistemi basati sul presupposto contrario, ossia, che a maggiore produttività corrispondano maggiori rese agricole. Fukuoka, invece, sovverte totalmente questa idea capitalista con la sua filosofia di agricoltura naturale per una quotidianità più ecosenibile.
L'agricoltura del non fare: lasciare agire la natura
In linea di principio, secondo Fukuoka, tutto ciò che devono fare gli uomini è seminare e raccogliere, quindi non sorprende che, l’agricoltura naturale sia conosciuta anche come "agricoltura del non fare", basata sulle quattro regole del: non coltivare, non concimare, non diserbare, non trattare. Laddove non fare niente (di superfluo) garantirà ottimi risultati con un buon raccolto.
L'agricoltura naturale, infatti, è un approccio che mira a lavorare in armonia con l'ambiente, favorendo la biodiversità e la sostenibilità. Uno degli elementi fondamentali è la tutela degli impollinatori, ad esempio, essenziali per mantenere la produttività delle colture, soprattutto nella frutticoltura. Gli interventi dell’uomo, seppur a prima vista necessari, come la potatura, devono essere ridefiniti in una prospettiva diversa: si interviene minimamente, lasciando che le piante crescano in modo più naturale, come in un bosco.
Esploriamo più da vicino alcuni capisaldi di questa particolare filosofia di agricoltura. Come si applica nella pratica il “non fare”?
Gestione del suolo senza aratura secondo il metodo di Fukuoka
Una delle regole più sorprendenti del metodo Fukuoka è coltivare senza arare. L’aratura danneggia e impoverisce il terreno, compattandolo e uccidendo la microfauna e flora. Il suolo si “ara” naturalmente, senza bisogno di essere smosso, senza la necessità di interventi meccanici. Tecniche alternative come la rotazione delle colture, la pacciamatura con trifoglio e lo sfalcio di cereali proteggono il terreno dall'erosione.
Secondo il famoso agricoltore giapponese, seguendole alla lettera le leggi della natura, si otterrà un terreno sano e produttivo per anni. Ad esempio: incrociando due specie di piante completamente diverse, si riesce a raddoppiare l'avvicendamento colturale nello stesso appezzamento senza dover ricorrere all'aratura.
Dunque, nella pratica, il metodo Fukuoka è esattamente l'opposto di quello che è diventata la norma a partire dalla rivoluzione agricola: sostituendo la monocoltura con la biodiversità e rifuggendo i fertilizzanti chimici a favore di concimi naturali ottenuti da ossa animali ricche di proteine, gusci d'uovo, interiora di pesce, frutti caduti naturalmente dagli alberi, aceto di mela, rifiuti organici ed escrementi (sia animali che umani).
Zero fertilizzanti: le piante sono come persone
Fukuoka credeva che fertilizzare la terra si rivelasse controproducente per i cicli nutritivi delle piante. I semi che germogliano in un ambiente naturale possono beneficiare delle molteplici sostanze nutritive del terreno, ma non appena si rende necessario l'intervento dell'uomo per crescere, essi perdono l'abilità di sopravvivere da soli e diventano più suscettibili alle infezioni. Man mano che si abituano sempre di più ai fertilizzanti artificiali, iniziano poi a preferirli alle fonti naturali di proteine.
In quest’ottica, le piante sono come le persone che hanno bisogno di essere nutrite correttamente in ogni fase del loro sviluppo; in caso contrario, rimangono vittime di parassiti e smettono di svilupparsi correttamente, indebolendosi.
Dunque, come nutrire l’orto senza interferire nell’ecosistema naturale? L'utilizzo delle cover crop, o colture di copertura, è uno degli elementi chiave di Fukuoka. Si tratta di piante che vengono seminate al fine di coprire il suolo, prevenendo l'erosione, migliorando la struttura del terreno e arricchendolo di nutrienti. Il celebre agricoltore giapponese utilizzava principalmente leguminose, come trifoglio e lupino, che fissano l'azoto nel suolo, migliorandone la produttività.
Questo approccio sostiene un modello circolare nel settore agroalimentare, dove ogni elemento del sistema contribuisce a rafforzare l'altro. Ad esempio, la diversità delle colture, nella loro rotazione stagionale, aiuta a prevenire la desertificazione del suolo, mantenendolo fertile.
Come affrontare il problema delle erbacce
In un sistema naturale, non c'è bisogno dei pesticidi, insetticidi, fungicidi ed erbicidi che sembrano necessari nell'agricoltura convenzionale, perché la loro funzione viene svolta già da microrganismi come i batteri fotosintetici, i lieviti e i batteri lattici. Se la natura ha già le sue soluzioni e i suoi meccanismi di difesa, allora, come si difende dalle erbacce?
È possibile neutralizzare le erbacce, infatti, con un semplice escamotage: lasciando crescere il trifoglio bianco ovunque. In questo modo, le altre specie non riescono più a crescere e il terreno si arricchisce di azoto. Evitare i pesticidi è fondamentale poiché alterano gli ecosistemi, indebolendo le piante e rendendo il terreno sterile nel tempo. Secondo Fukuoka, infatti, non esistono insetti nocivi, ma solo un equilibrio naturale tra specie.
Seguendo le tecniche dell'agricoltura naturale, come la semina di diverse piante nello stesso terreno (cereali, ortaggi, leguminose, fiori, arbusti e alberi da frutto), è possibile sostituire i pesticidi e mantenere un suolo fertile e sano.
Si tratta di un tipo di approccio multifunzionale, che si prefigge di prevenire simultaneamente l'erosione del suolo, le inondazioni e l'abbassamento delle falde acquifere, combattendo anche la riduzione di ossigeno nell'aria.
Contributo del metodo Fukuoka alla sostenibilità ambientale
"Il fine ultimo dell'agricoltura è coltivare e perfezionare l'essere umano". Fukuoka vedeva l'agricoltura non come una semplice modalità di produzione alimentare, ma come un modo di essere estetico, persino spirituale. In quest’ottica, l'agricoltura costituisce un approccio olistico alla vita e il suo fine di "coltivare e perfezionare l'essere umano" avrebbe portato giovamento in futuro a tutto l’ecosistema.
L’agricoltura naturale, così, viene concepita come strumento di sostenibilità a tutto tondo, anche per aiutare gli agricoltori a smarcarsi dai grandi conglomerati agricoli; sostituendosi a un “approccio high-tech”, che richiede soluzioni e macchinari sempre più costosi, con un conseguente aumento del consumo di risorse. Seguendo le semplici leggi della natura, invece, si utilizzando solo le dotazioni e gli strumenti già a disposizione gratuitamente: sole, aria, acqua, terra, calore, microrganismi ed enzimi, evitando gli sprechi. In una prospettiva del genere, è possibile sfamare la popolazione in modo assolutamente green, senza esaurire le risorse naturali.
La tutela dell'ambiente e delle risorse è centrale, con una visione lungimirante, che punta a preservare l'equilibrio ecologico e a garantire un futuro più sano e produttivo per le prossime generazioni.
Differenze tra l'approccio di Fukuoka e la permacultura
Esistono altri approcci che pongono il processo naturale al centro dell’agricoltura: uno di questi è la permacultura. Sviluppata da Bill Mollison e David Holmgren negli anni Settanta, si tratta di un sistema di progettazione ecologica che va oltre l'agricoltura, includendo architettura, gestione dell'acqua e creazione di vere e proprie comunità sostenibili. Si basa su principi etici come la cura della terra, la cura delle persone e la condivisione equa delle risorse. Un approccio che si basa sulla progettazione intenzionale e diversificata, sfruttando tecniche come la consociazione di piante, la gestione delle risorse idriche e la creazione di habitat.
Dunque, mentre Fukuoka promuove un approccio minimalista e passivo nei confronti dei frutti della natura, la permacultura, invece, si basa su un tipo di approccio massimalista e attivo al fine di creare sistemi complessi, autosufficienti e resilienti.
Storie di successo dell’agricoltura naturale nel mondo
Oggi, a più di 40 anni dalla pubblicazione del libro "La rivoluzione del filo di paglia", l'agricoltura naturale non è praticata solo in Giappone, ma a livello mondiale in paesi come Corea, Malesia, Singapore, Vietnam, Thailandia, Mongolia, Filippine e Italia.
In particolare, l'agricoltura naturale coreana, conosciuta anche come “Korean Natural Farming” (KNF) è un metodo agricolo estremamente green, che prende ispirazione proprio dalla rivoluzione di Fukuoka promuovendo l'uso di risorse locali nonché naturali per migliorare la salute del suolo e delle piante.
Basata su tecniche tradizionali e scientifiche, la KNF sfrutta i microrganismi autoctoni (IMO), fermenti naturali, e fertilizzanti organici per stimolare la crescita delle colture senza ricorrere a prodotti chimici. Un approccio che mira a creare un ecosistema agricolo autosufficiente, in cui il suolo è rigenerato naturalmente, migliorando la qualità dei raccolti e riducendo i costi di produzione.
Guardando al nostro Paese, invece, l’agricoltura del non fare trova un felice esempio nell’iniziativa di Kutluhan Özdemir, un giovane turco di 24 anni, che nel 2004, fresco di laurea, decide di cambiare vita dopo aver letto il libro di Fukuoka. Kutluhan parte in autostop per incontrare tutti gli allievi di Fukuoka, e questo viaggio lo porta infine in Italia, dove oggi vive in una piccola “fattoria naturale” nelle Marche.
Nel nostro paese, Kutluhan ha co-fondato, insieme a Ezio Maisto, la Rete per l'Agricoltura Naturale (RAN), con l'obiettivo di diffondere il più possibile l’agricoltura naturale in Italia. Kutluhan, infatti, sposa completamente la filosofia dell’agricoltura naturale, fermamente convinto che quella convenzionale stia distruggendo la terra, e che l'agricoltura biologica non offra, in realtà, soluzioni efficaci. L'agricoltura naturale, invece, richiede solo semi, paglia, e fieno, puntando a risvegliare la fertilità del suolo attraverso pratiche semplici ed ecosostenibili.